Discussione:
io non voglio morire
(troppo vecchio per rispondere)
cremino
2011-06-27 20:41:39 UTC
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Giuann 'O Capopreggiudicato D' Eppalazzo
2011-06-27 20:43:55 UTC
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"cremino" <***@.xxx> ha scritto nel messaggio news:4e08eb0b$0$44197$***@reader1.news.tin.it...
Allora non venire mai qua!
Hafam Hock
2011-06-27 20:43:56 UTC
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"cremino" <***@.xxx> ha scritto:

Rotfl, ma su FIE circolano pure le Bestie di Satana?
Foam
2011-06-27 20:44:24 UTC
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ma morirai lo stesso...
... è prima di me. ;-)
Foam
2011-06-27 20:47:22 UTC
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E' morto pure 'o guerriero" Taricone!
E vuoi sopravvivere proprio te... ;-)
Foam
2011-06-27 20:48:59 UTC
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Ehi !
La stessa frase che ha detto il Tenente Colombo qualche giorno fa...
Foam
2011-06-27 20:50:47 UTC
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Non ti preoccupare
La memoria digitale di FIE rimarrà per sempre, il tuo nome non sarà mai
dimenticato
Foam
2011-06-27 20:52:28 UTC
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Memento mori! Memento te hominem esse! Respice post te! Hominem te esse
memento!
Foam
2011-06-27 20:54:55 UTC
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"mangerai il pane col sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella
terra donde fosti tratto; perché sei polvere, e in polvere ritornerai".

Genesi 3:19
Foam
2011-06-27 21:21:34 UTC
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La paura della morte è comune alla maggior parte delle culture. Il
carattere spaventoso e terrorizzante della morte è legato al fatto che
ne conosciamo l’ineluttabilità: essa infatti porrà drammaticamente fine
alla possibilità di essere felici, non potremo più soddisfare i nostri
desideri, raggiungere i nostri obiettivi, oppure semplicemente provare
piacere.
Una prima distinzione riguarda il fatto che alcuni di noi potrebbero
avere paura per la propria morte, mentre altre persone possono temere
maggiormente la morte di una persona cara.
Una seconda distinzione è legata al rapporto opposto tra le due date
importanti della nostra vita:

1) Data di nascita
E’ caratterizzata da una grande attesa dell’evento, soprattutto nei
giorni prima del parto. Nel momento della nascita iniziano gli
abbondanti festeggiamenti al neonato. Ci sarà poi una grande festa in
occasione del primo compleanno, un anno dopo.

2) Data di morte
Non c’è attesa per questo evento, anzi si spera avvenga il più tardi
possibile. Quando muore una persona cara proviamo un’enorme tristezza,
e di quel giorno ricorderemo solo la sofferenza. Poiché l’essere umano
è abituato ad organizzare la propria vita scandendo le fasi annuali, un
anno dopo la data di morte della persona cara diventa un anniversario
estremamente triste.

Una terza distinzione necessaria per comprendere la paura della morte
andrebbe poi fatta tra quelle persone che temono eccessivamente la fine
(propria o altrui) e chi invece non teme quasi per nulla la morte e
quindi adotta una serie di comportamenti decisamente pericolosi (ad es.
sport estremi, utilizzo di sostanze, ecc.). Diverse persone possono
vivere contemporaneamente queste due posizioni: molti di noi ad esempio
possono sentirsi da un lato estremamente terrorizzati all’idea della
propria morte, ma paradossalmente dall’altro lato continuiamo a correre
con l’automobile oppure a fumare inconsci del rischio legato a questi
comportamenti.

L’idea della morte ed il timore conseguente cambiano con l’età. I
bambini ne parlano praticamente senza timore, anzi spesso li
sorprendiamo mentre giocano “a fare il morto”. Crescendo l’essere umano
diviene sempre più consapevole dei propri limiti: nella pre-adolescenza
iniziano i primi timori legati alla fine. Queste paure aumentano sempre
più finché nell’età adulta si arriva a considerare la morte un vero e
proprio tabù. Facciamo il possibile pur di evitare di parlare della
nostra morte, e in presenza di qualcuno tendiamo a schivare
l’argomento: al massimo ricorriamo ad eufemismi quali “passare a
miglior vita”, “tirare le cuoia”, “volare in cielo”, ecc.
Con l’avanzare dell’età le persone iniziano a rassegnarsi. La paura
della morte infatti è più frequente tra i giovani che non negli
ultrasessantenni. In uno studio sui malati terminali (Hinton, 1967) tra
i soggetti con età maggiore di 60 anni solo un terzo mostrava ansia per
la propria morte, mentre i due terzi del campione di individui con età
inferiore ai 50 anni mostrava reazioni di estrema angoscia per la
propria morte. Perché questa enorme differenza?
Se ci pensiamo tutto ciò risulta piuttosto ragionevole:

• Morire in giovane età significa annientare un maggior numero di
SOGNI, SPERANZE, e ASPETTATIVE
• Spesso questo tipo di morte crediamo sia associata a dolore fisico e
sofferenza
• E’ comprensibile la TRISTEZZA ed il SENSO DI RESPONSABILITA’ di un
genitore, ad esempio, che sa di dover morire lasciando i figli e il
coniuge al proprio destino

Un altro argomento interessante è il rapporto che lega la paura della
morte alla paura di venire in contatto con il cadavere. Il corpo dopo
la morte può suscitare diverse paure. In molte culture sono stati
creati tabù e riti che impediscono alle persone di entrare troppo in
contatto con il corpo senza vita. Una prima spiegazione è legata al
fatto che da sempre si è pensato al cadavere come portatore di spiriti
maligni. Inoltre molte ansie possono ricondursi alle alterazioni cui il
corpo va incontro in fase di decomposizione: queste modificazioni
minacciano la credenza che vi sia un’altra vita oltre a quella terrena,
e per questo probabilmente un corpo senza vita ci mette molto a
disagio. Se ci pensiamo, da sempre i riti religiosi attorno ai defunti
si sono specializzati nel tentativo di preservare il più possibile la
forma (e quindi l’esistenza) del corpo attraverso:

- La costruzione di un riparo al defunto (tomba)
- Imbalsamazione
- Seppellire anche cibo, oggetti di valore nella tomba
- Ibernazione
- Conservazione del DNA

L’obiettivo di tutte queste procedure riporta al tentativo di
allontanare il più possibile l’idea di fine definitiva che tanto ci
spaventa.
L’incertezza su ciò che accadrà dopo la morte determina un aumento
della nostra ansia, alimentando un insanabile conflitto tra le nostre
credenze religiose e la forza della convinzione personale.
Paradossalmente un agnostico estremamente radicale potrebbe provare
meno ansia rispetto ad un credente moderato e non del tutto convinto.

Ma l’esperienza della morte potrebbe essere vissuta in modo sereno?
Scienziati, letterati e filosofi in questi duemila anni hanno tentato
di dare una risposta in questo senso:

- Giacomo Leopardi: “Due cose belle ha il mondo, Amore e Morte”
- S. Francesco d’Assisi:”Laudato sì, mi Signore, per sora nostra Morte
corporale”
- William Hunter (medico): “se avessi la forza sufficiente per tenere
in mano una penna scriverei quanto facile e piacevole sia morire”
- William Osler (medico): “la maggior parte delle persone lascia la
vita nello stesso modo in cui vi entra: inconsapevolmente”
- Isaac Marks (psichiatra): “proprio perché gli individui non si
rendono conto di ciò che sta succedendo mentre la vita scivola via va a
finire che la morte affligge coloro che restano più di coloro che se ne
vanno”

Socrate, nello scritto di Platone su “Apologia di Socrate”, afferma
che:

“La morte, infatti, è assenza totale di sensazioni, e quindi è il
nulla. (…) Se la morte è assenza totale di sensazioni, come se si
dormisse un sonno senza sogni, oh, essa sarebbe un guadagno
meraviglioso. Proviamo, infatti, a pensare a una notte in cui abbiamo
dormito senza far sogni e confrontiamola, poi, con tutte le altre notti
e gli altri giorni della vita; se dovessimo dire, dopo aver riflettuto
attentamente, quanti sono stati i giorni e le notti in cui meglio
abbiamo vissuto, rispetto a quella, oh, io credo che non solo l’uomo
qualunque, ma anche il re dei re, ne avrebbe molto poche da contare”

Infine nel nostro Dizionario della lingua italiana (Devoto Oli, 2003)
troviamo interessanti definizioni attorno al concetto di morte:

1. La cessazione delle funzioni vitali negli organismi viventi e
nell’uomo
2. Spesso è contrapposta alla vita e frequentemente personificata in
espressioni del linguaggio popolare (“essere in braccio alla morte”)
3. Impietoso commento a proposito di persona deperita e malandata
(“sembra la morte in vacanza”)
4. Fra buongustai sin. del trattamento culinario migliore e più
opportuno

“il salmì per la lepre? è la morte sua!”

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